Benzina e diesel: quanto sta incidendo sui prezzi la crisi in Israele

Autore:
Maira Monetti

Indipendentemente dalla loro provenienza, gli automobilisti in Italia e in altre regioni sono alle prese con la questione dei prezzi dei carburanti. La crisi israeliana è arrivata come un fiume in declino dopo l’impennata dei prezzi, che era stata costante durante l’estate (con 2 euro al litro circa).

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Anche se i prezzi della benzina e del diesel erano scesi, gli attacchi in Israele hanno causato una rapida battuta d’arresto sui mercati globali. Nonostante sia in corso una nuova crisi umanitaria, per quanto concerne l’industria automobilistica si segnala un aumento dei prezzi del petrolio Brent. Il prezzo di questo prodotto era di 85 dollari venerdì prima di scendere a soli 87 dollari all’inizio di ottobre 2023.

Costo benzina e diesel

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Le crisi internazionali legate al petrolio sono eventi che hanno un forte un impatto sulla vita quotidiana delle persone. La guerra in Israele è avvenuta proprio in questo periodo che i prezzi del petrolio erano addirittura inferiori alla soglia degli 80 dollari al barile.

Purtroppo non ci sono indicazioni di ulteriori aumenti, ma per il momento i prezzi presso le pompe di rifornimento non aumentano. I dati mostrano che i prezzi IP sono minori a quelli consigliati, con benzina e diesel a 3 centesimi al litro per quanto riguarda il primo e 2 centesimi per il secondo. Q8 rende 2 dollari in meno sulla benzina e 4 centesimi in meno sul diesel. È stato rilevato da parte del il Ministero delle Imprese e l’Osservatorio Prezzi del Made in Italy, che la benzina self-service costa 1.948 euro al litro e il gasolio 1. 717 euro. Il GPL viene fornito a 0,718 euro al litro e il metano finisce a 1,396 euro al kg. Il prezzo di un pieno di benzina in Italia è già 11 euro più caro della media europea.

Dopo la crisi per la guerra Russia-Ucraina, arriva il conflitto israeliano

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Il primo effetto del conflitto in Ucraina nel marzo 2022 è stato l’aumento del prezzo della benzina nel nostro Paese a 2,18 euro/litro, e di quello del diesel a 2,154 euro/litro. La Casa Bianca ha dunque preferito le esportazioni di petrolio iraniano nei mesi successivi, l’intenzione era quella di guastare la Russia garantendosi al tempo stesso delle alternative. Attaccare l’Israele con sanzioni chiaramente non era pianificato, e i prezzi potrebbero raggiungere lo stesso valore critico del marzo 2022 entro la fine dell’anno.

Un ritorno verso i 2,20 euro/litro è ipotizzabile, ma niente di più. Il governo italiano che, con un comunicato del Ministero dell’Economia e del Made in Italy, si è dichiarato in massima allerta a questo riguardo attraverso il sistema di monitoraggio esistente. Successivamente le autorità sono intervenute e hanno ridotto il prezzo scontando l’imposta sulle vendite di 25 centesimi + IVA.

Israele è un piccolo produttore di petrolio e bloccarne la produzione influenzerebbe il mercato, dunque ci sarebbe una piena crisi se il petrolio iraniano venisse tagliato fuori. Sarà posto in essere un accordo tra Israele e Arabia Saudita in cui gli Stati Uniti agiscono come supervisori. La comunità internazionale potrebbe decidere di imporre sanzioni all’Iran aumentando ulteriormente i prezzi del petrolio a causa del suo ruolo nel conflitto e del suo impatto sulla stabilità regionale. Anche la possibilità che la violenza si diffonda ad altri paesi avrà un’influenza negativa sui mercati.